Il decreto dell’Abaton

Sulle pareti interne della “Porta di Adriano” a File, nota anche come “Portico di Osiri”, molte delle raffigurazioni sono relative al culto e ai misteri di Osiri. Di particolare importanza, oltre alla ben nota ultima iscrizione in caratteri geroglifici pervenutaci, è il testo conosciuto come “Decreto dell’Abaton”, che specifica tutte le prescrizioni relative a questo luogo “inaccessibile” (è questo il significato del termine greco ἄβατον abaton), che gli Egizi chiamavano “luogo puro” o “isola pura”, sull’isola di Bigga, dove è sepolta la gamba sinistra di Osiri. Le iscrizioni, accompagnate da una serie di rilievi figurati, danno una duplice versione del decreto, la seconda, purtroppo, non completa. Esse risalgono al regno di Adriano (117-138).

Testi di Letteratura Neo-Egizia. Sette racconti dall’Antico Egitto

Alberto Elli ci regala sette racconti che provengono direttamente dall’antico Egitto. Ogni racconto è preceduto da una traduzione continuata per dare modo a tutti i lettori di fruire di una letteratura così antica ma sempre attuale, seguita da un lavoro filologico di grande interesse. Il primo racconto, conosciuto come “Il Principe Predestinato”, inizia in un modo che ci è molto familiare: “C’era una volta, si dice, un re al quale non era stato generato un figlio maschio…”

Vita dei Santi Massimo e Domezio

Secondo la tradizione, Massimo e Domezio erano figli dell’imperatore Valentiniano I (364-375); educati cristianamente, nutrivano il desiderio di vivere come eremiti, osteggiati, però, in questo dal padre. A Nicea fecero conoscenza con un prete di nome Giovanni, al quale confidarono il loro desiderio di farsi monaci. Giovanni li indirizzò a un certo Agabos di Tarso, un anacoreta siriaco, il quale li rivestì con l’abito dei monaci siriani. I due fratelli rimasero presso Agabos fino alla sua morte. Prima di morire, tuttavia, Agabos aveva avuto in sogno una visione nella quale il santo monaco egiziano Macario (300-390) chiamava a sé i due giovani.

Iscrizione criptografica di Ramesse II ad Abu Simbel

Chi entra nel grande tempio di Abu Simbel può notare, sui montanti della porta, inciso a grandi caratteri, il protocollo di Ramesse II. A destra esso compare scritto “in chiaro”, ossia in caratteri ordinari, con la particolarità di presentare un unico cartiglio. A sinistra, invece (e questo pochi lo notano), lo stesso protocollo compare, all’interno di un rettangolo sormontato dal geroglifico del cielo, redatto in modo criptografico, sotto forma di una processione di divinità.

La stele di Paser

Questa famosa e curiosa stele, risalente al regno di Ramesse VI, è stata trovata dal Belzoni a Karnak nel 1817. Risulta suddivisa in una griglia costituita da tante piccole cellette quadrate ognuna delle quali è occupata o da un solo segno o da più segni. Il testo si presenta come una sequenza di frasi più o meno brevi, pensate per costituire un inno alla dea Mut.

Il Canto del mattino o Inno del risveglio a Edfu

Nel grande tempio di Edfu, dedicato al culto del dio falco Horus, durante l’ufficio del mattino delle feste solenni - ufficio che sostituiva, a intervalli regolari e frequenti il semplice servizio giornaliero - i sacerdoti coristi eseguivano il Canto del mattino, per propiziare il risveglio del dio dopo il sonno della notte. Il testo del canto si trova inciso, con tutta la magnificenza che conveniva a uno dei maggiori templi d’Egitto, sulla facciata esterna del santuario centrale. Ne riassumo, qui di seguito, la descrizione data da Maurice Alliot.