Table of Contents Table of Contents
Previous Page  18 / 136 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 18 / 136 Next Page
Page Background

18

INTERVISTA A EDDA BRESCIANI

una vita per l'egittologia

EGITTOLOGIA

La professoressa Edda Bresciani, egittologa di fama mondiale che non ha bisogno di presentazioni ulte-

riori, ha concesso a MediterraneoAntico un’intervista. La raggiungo nella sua casa lucchese, dov’è facile

perdersi tra i libri presenti in ogni stanza e le evidenze dei numerosi suoi interessi.

Ci viene facile comunicare e l’intervista si fa racconto, chiacchiera, lezione di egittologia dove la verve e la

forte personalità di Edda Bresciani rendono l’incontro estremamente piacevole e brillante.

Molti giovani oggi si avvicinano all’Egittologia o all’archeologia più in generale. I motivi che sono alla base

delle loro scelte sono vari: qualcuno si sentiva predestinato, altri hanno scoperto la loro vocazione strada

facendo. Cosa ha spinto Edda Bresciani ad avvicinarsi a questo percorso di studi? C’è un episodio preciso

o, comunque, è stata una scelta precisa fin da subito; oppure, come talvolta accade, è stata una serie di

coincidenze o casualità a portarla infine tra le Due Terre?

La sua domanda mi fa venire voglia di parafrasare Giorgio Gaber e i suoi comunisti:

"

Qualcuno era egittologo perché era nato a Torino…

Qualcuno era egittologo perché vedeva l’Egitto

come una promessa. Qualcuno era egittologo perché guarda-

va sempre Rai Tre. Qualcuno era egittologo perché non ne

poteva più di fare il filologo ugrofinnico."

Lo so che nell’immaginario collettivo l’egittologo deve avere avuto una vocazione precocissima, deve essere

come una piccola Atena nata tutta intera dalla testa del grande decifratore J.F. Champollion. Io, invece….

non posso davvero raccontarmi come il genio precoce che scriveva in geroglifico appena nata. L’Egitto fa-

raonico - forse anche per colpa dei libri scolastici del mio tempo né ben illustrati né veri suggeritori turisti-

ci… o forse perché non godevo, ancora in fasce, della visita quotidiana al museo egizio di Torino…. - è stato

estraneo ai miei interessi culturali di adolescente, che andavano piuttosto alla storia dell’arte e a fenomeni

come il futurismo, che ancora mi affascina, e altre correnti dell’avanguardia moderna.

Ha avuto significato per me assai tardi, all’università di Pisa, dove il mio interesse, durante i primi due anni

di studio, è stato per l’epigrafia greca. Che l’egittologia non fosse la mia vocazione originaria, ma in qualche

modo indotta, è provato anche dall’argomento che scelsi e, direi, quasi imposi, per la mia tesi di laurea: “La

satrapia d’Egitto”; cioè l’Egitto vinto da Cambise, l’Egitto diventato la sesta satrapia dell’Impero Persiano,

quindi quanto di più sconfitto e umiliante per il paese dei faraoni. Argomento, questo, che ha segnato il

tracciato d’interesse che ha attraversato tutta la mia vita scientifica; vita scientifica che si potrebbe etichet-

tare come multidisciplinare. Del resto, credo che la caratteristica dell’egittologia sia di pretendere una glo-

balità di ricerca, non solo una singola specializzazione, ma una olistica sintesi tra filologia, archeologia e

storia, questa ultima potenzialmente arricchita dalle due prime discipline e allargata alle altre civiltà anti-

che del mediterraneo.

Paolo

Bondielli