Nel settore internazionale del ritiro bagagli siamo in pochissimi, perché in pochissimi siamo giunti al Cairo per
raggiungere poi l’antica capitale egizia. Ed è subito Egitto!
Sulla vetrata che delimita l’area aeroportuale vedo un cartello bianco con su scritto “Baulo”, che nasconde la
faccia di chi lo tiene incollato al vetro. Mi avvicino e un viso che ben conosco spunta fuori all’improvviso e mi
sorride: Sayed Shakespeare, un giovane taxista con cui ho viaggiato più volte in Egitto, anche per tratte lunghe.
Arriviamo all’alloggio della missione che ancora mi sta raccontando dei vantaggi del cambio automatico della
sua nuova macchina e noto con piacere che non si tratta di un hotel, ma di un condominio dove ci sono stati
riservati alcuni appartamenti. Parcheggiato all’interno uno dei due Fiat Doblò, che il prestigioso sponsor ha
messo a disposizione del team per la durata dell’intera missione. Nonostante siano quasi le 23, ora egiziana, i
membri della missione sono ancora in giro, chi a una festa organizzata dalla missione messicana e chi in giro
per la East Bank, perché oggi è giovedì e domani non si lavora. Mi accoglie Mahmud, il proprietario, che scam-
biandomi per il marito di non so chi, mi fa accomodare in un grande e spazioso appartamento, dove mi chiede
di fare silenzio perché in una delle camere sta dormendo “il professore”. Non ho ben capito questa cosa del
marito e del professore, ma non importa, in Egitto non ci si devono porre troppe domande, tanto poi tutto si
aggiusta,
insh’allah
.
Poso le valige nella grande camera con due lettini e due grandissime portefinestre che apro immediatamen-
te, e subito di fronte a me la necropoli tebana illuminata, che mi mancava ormai da quasi due anni, bella da
togliere il fiato. Esco sull’ampio terrazzo e raggiungo il parapetto appoggiandomi con gli avambracci sul corri-
mano, socchiudendo un po’ gli occhi per dare spazio agli altri sensi, ma suoni di sferragliamento e di voci me
lo impediscono: un cancello si apre e il secondo Fiat Doblò, scattando nervosamente, va a parcheggiarsi vicino
all’altro. E’ da questo momento che inizia la mi esperienza con il
Min-Project
, da quando Mila e Irene scendono
dalla macchina ed alzano la testa verso l’alto, richiamate dalla mia voce.
E trovano subito senso i misteri del “marito” e del “professore”: Mahmud stava aspettando il marito di Raffaella,
la disegnatrice del team che conoscerò tra poco, e mi ha scambiato per lui; mentre il professore che dorme
nella camera accanto alla mia è Robert Demarée, prestigioso membro del team, che l’indomani prenderà il
volo delle sette per rientrare a Leida, dove insegna.
©Min-Project. Primo tratto del pozzo funerario un tempo occultato dagli scalini che portavano alla statua di Osiride. / ph Paolo Bondielli